Concordato preventivo biennale: vantaggi e rischi dell’adesione

17/10/2024

  • News fiscale legale

L’art. 17 della c.d. “legge delega”, legge n. 111/2023, ha introdotto l’istituto del Concordato Preventivo Biennale (CPB), al quale determinate categorie di contribuenti possono aderire spontaneamente per stabilizzare il carico fiscale ai fini reddituali e Irap per il biennio 2024/2025.

In sede di conversione del c.d. “decreto omnibus”, DL 113/2024, è stata introdotta una sorta di “sanatoria” abbinata alla proposta di CPB per i periodi d’imposta dal 2018 al 2022 per coloro che decidessero di aderire. La sanatoria, o meglio “ravvedimento”, delle predette annualità prevede la graduale determinazione del maggior imponibile e dell’imposta richiesta per la definizione, in base al punteggio ISA, con un contestuale allungamento dei termini di decadenza dell’accertamento, che vale anche nei confronti dei soggetti che non utilizzano la sanatoria stessa.

Se da una parte il CPB può sembrare uno strumento vantaggioso, dall’altra presenta dei rischi e dei limiti con i quali il contribuente si deve confrontare prima di un’eventuale adesione entro il prossimo 31 ottobre.

Principali vantaggi dell’adesione al CPB

L’adesione al CPB permette al contribuente di cristallizzare il reddito e il valore della produzione netta per il biennio fiscale 2024/2025. In altri termini, l’Agenzia delle Entrate propone, in sede di dichiarazione dei redditi per il periodo d’imposta 2023, una stima del reddito imponibile in base ai dati in suo possesso e a quelli ricavati dal modello ISA.

E’ prevista, in via facoltativa, un’imposta sostitutiva strutturata in 3 aliquote (10%/12%/15%), applicabili in base al punteggio ISA ottenuto dal contribuente nel periodo precedente a quello in cui si riferisce la proposta, da calcolare sulla differenza tra il reddito concordato e quello dichiarato per il periodo d’imposta 2023, rettificato in base alle disposizioni degli artt. 15 e 16 del D.Lgs. 13/2024.

Il principale vantaggio del contribuente è quello di conoscere preventivamente il carico fiscale del prossimo biennio e di pianificare di conseguenza il pagamento delle imposte, ottenendo uno “sconto fiscale” nel caso in cui il reddito proposto risulta essere inferiore a quello previsto.

Rischi e limiti dell’adesione al CPB

Se da una parte il CPB può determinare una riduzione del carico fiscale, dall’altra una “tassazione predeterminata” può indurre il contribuente ad affrontare eventuali difficoltà economiche non prevedibili al momento dell’adesione. Inoltre, il contribuente che aderisce al CPB, non può presentare la dichiarazione integrativa per correggere eventuali errori/omissioni, e decade dall’istituto nel caso in cui l’attività svolta venga cessata o subisca una variazione.

Infine, la sanatoria introdotta dal decreto omnibus viene meno nel caso in cui, a seguito di una verifica fiscale, il reddito accertato superi il 30% rispetto a quello dichiarato.

Nello stabilire che “L’Agenzia delle Entrate e il Corpo della Guardia di Finanza programmano l’impego di maggiore capacità operativa per intensificare l’attività di controllo sui soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o che ne decadono” (art. 34, co 2, D.Lgs 13/2024) si legge la volontà del legislatore, che pone i contribuenti di fronte ad un bivio: accettare la proposta di carico fiscale (potenzialmente sfavorevole) o affrontare una pressione crescente da parte dell’Amministrazione Finanziaria.